Friday 5 February 2010

5 febbraio 2010 - Hong Kong, ino ino - Newsletter #1

Ciao a tutti,

Siamo arrivati sani e salvi a Hong Kong e ci siamo sistemati nel nostro appartamentino temporaneo. Dico 'ino' perche' non ci entrano tutte le mie scarpe e non mi ero neanche portato la meta'.

Qualche settimana fa', la mia amica Celeste (che e' argentina e vive a Buenos Aires), mi aveva mandato un email per parlare un po' di questo trasferimento a Hong Kong e chiedermi come andavano le cose. Appena aveva saputo che mi spostavo li, era andata a guardare su Internet dov'era esattamente Hong Kong, ha visto delle foto e poi mi ha scritto quest' email per dirmi quanto era contenta per me e anche per confermare che lei si sarebbe impegnata a venire a trovarci al meno una volta durante il nostro soggiorno. Nella sua email, ha emesso un concetto del tutto nuovo per me (spesso mi accorgo che dice delle cose sorprendenti perche' siuramente, da argentina, ha un modo di vedere le cose che e' a volte diverso, bello ma diverso) e mi ha congratulata dicendomi che ero molto fortunata di crearmi uno spazio in una citta' che ha gia' cosi tanti abitanti. Ora, se uno di voi andasse a vivere a Mumbai, non avrei mai pensato di mandare auguri e congratulazioni per questo motivo preciso ed e' in queste piccole cose che mi accorgo che Celeste, dall'altra parte del mondo, ha sviluppato una dimensione di pensiero a volte molto diverso dal mio. E' proprio questa diversita' che mi affascina nella vita, nel mondo.

Io sono venuta a Hong Kong molte volte prima di questo trasloco e avevo notato che c'erano tante persone ma questo pensiero non l'avevo mai formulato in un modo cosi chiaro. In fatti, appena si arriva a Hong Kong, uno non puo' fare a meno di notare che qui c'e' gente, tanta gente, flussi continui di gente che cammina per le strade, la mattina, la sera, a pranzo, a cena, il giorno e anche la notte (anche se meno). 

Il terzo giorno, sono andata a farmi una passeggiata per scoprire un po' il quartiere e capire che tipo di negozi e servizi ci sono e dove. Quando sono arrivata al semaforo, era rosso per i pedoni e li mi sono accorta che intorno a me c'erano decine e decine di persone, e sull'altra parte della strada (dove io volevo andare), ce n'erano ancora di piu'. Mi sono chiesto come ce la saremmo cavata qualche secondo dopo ad incrociarci tutti senza feriti. Invece, e' andata bene. Non so come ma e' andata bene. 
A Hong Kong, la densita' di popolazione e' un dato di fatto per gli abitanti. Uno nasce e cresce con questa realta', e' una cosa innata. Di conseguenza, l'alta presenza degli altri e' una cosa integrata e la presenza fisica non diventa mai una competizione. Per questo semplice motivo, qui la gente al semaforo si scansa, non si schiaccia e quindi bene o male, 150 o 200 persone si incrociano al semaforo senza pestarsi. A Parigi mi fosse capitato una scena simile, sarei scappata perche' li uno si impone, l'atteggiamento e' naturalmente piu' arrogante, la mamma ha cresciuto il parigino appositamente come se fosse solo al mondo quindi quando e' fuori diventa un animale selvatico. A Hong Kong, nonostante il flusso, molta gente cammina lentamente, molti si fermano senza preavviso in mezzo al marciapiede con tanta tranquillita', senza nervosismo, ognuno al suo ritmo, senza competizione fisica, con auto controllo e consapevolezza dell'esistenza fisica di altri 7 millioni di persone intorno a loro. Ovviamente la gente ti viene addosso visto che sono millioni ma succede raramente e non e' mai violento, mai aggressivo, mai imponente.

Qualche minuto dopo, mi sono sentita tutta spaesata, molto disorientata, persa, non riconoscevo piu' niente e stavo per svenire. Sono uscita dal flusso immenso di gente e mi sono seduta sul muretto che c'era di lato fino a quando non avessi ripreso un po' di forze. C'era cosi tanta gente che mi sono sentita male ed e' stato proprio quel giorno che mi sono accorta quanto aveva senso l'augurio di Celeste e quanto ero fortunata di conoscerla. Ho ripensato anche ad una scena simile che era successo proprio a lei mentre eravamo in India e poi ho pensato a Laura che, lo stesso giorno, aveva dato una descrizione molto profonda e commovente degli spazi sconfinati della Patagonia. 

Un abbraccio caloroso a tutti,

Cric