Monday 29 August 2011

Newsletter # 6 - Il velluto dello sguardo di Dunja


Questa volta il rientro a Hong Kong e’ stato arduo. Dopo piu’ di un mese passato fra la Toscana, Narni, Palermo, Marettimo, Trapani e con qualche incursione al nord (Milano, Castiglione del lago e Trento), sono tornata in Asia con un sentimento di grande sconforto e si sono poi avvicendati giorni di profonda nostalgia.   
Ripetutamente mi sono chiesto “Come mai questa volta piu’ di tutte le altre volte??”.
L’estate e’ la stagione trionfale dell’Italia. La cultura del mare, il sole, le granite, la gente del sud e i loro tratti mori, gli sguardi carezzevoli, i sorrisi soavi, una certa frivolezza che esalta tutto il dolce della vita. Perfino Milano mi e’ sembrata voluttuosa quest’estate!
Dopo la permanenza italiana, seducente e maliarda, il rientro a Hong Kong mi ha fatto l’effetto  di un brutale assideramento e, come dicono i siciliani, tutto n’zemmula, ho trascorso giorni interminabili in cui mi comparivano soltanto i difetti di Hong Kong e dei suoi abitanti. Mi accorgevo di cose microscopiche come se avessi avuto una lente di ingrandimento; tutto mi sembrava avverso, deleterio. Non riuscivo a vedere altro, ero tempestata da tutte le loro carenze, tare, vizi, brutte abitudini, lacune, etc. 
La prima cosa che mi e’ passata in mente quando sono arrivata all’aeroporto fu che qui, in generale, (certo non tutti ma) molti maschi (e anche molte donne) sono sgradevoli da guardare, molti del tutto sgraziati. Certo, dopo la Sicilia, l’Asia sembra pallida. Con una tale mescolanza di popoli, la bella Trinacria che ha generato dei visi cosi estetici e dei lineamenti cosi armoniosi, ha sicuramente pochissimi rivali nel mondo.  
Con la mia amica Letizia, siamo abbastanza dispiaciute di questo fatto in particolare perche’ siamo coscienti che la nostra vita quotidiana sarebbe sicuramente molto piu’ gradevole e briosa se ci fosse una quantita’ superiore di persone attraenti. 
Devo dire che molti cantonesi hanno una bella carnagione. Sono scuri e hanno la pelle molto liscia con un aspetto morbido. Purtroppo molti hanno i lineamenti discordanti e sono piuttosto bassi. Per ora, l’uomo piu’ bello che abbiamo visto a Hong Kong e’ sicuramente Sebastian Guevara. E’ un ragazzo argentino che fa il cuoco e che compra cibo alla mia amica Letizia. E’ cosi anomalo vedere un bel ragazzo qui che Letizia ha dovuto portarmi con lei al suo meeting perche‘ vedessi Mr Eccezione e esaminassi la sua qualifica estetica. Ho visto, ho studiato, ho arbitrato: Sebastian ha la pelle abbastanza scura, gli occhi verdi chiari, i tratti del viso delicati, ha un bel fisico atletico ed e’ alto. Certo che a Palermo Sebastian non si nota. Ma a Hong Kong, si nota si! 
Irene, la mia insegnante di spagnolo (ho cominciato a studiare lo spagnolo da poco ma non c’e’ correlazione con Sebastian Guevara, ve lo assicuro) viene da Murcia e vive a Hong Kong da 6 anni. Dice che gli spagnoli non gli sono mai risultati cosi belli da quando vive a Hong Kong. Ogni anno quando torna in Spagna dal suo padre dice che per lei e’ come vedere una sfilata continua di uomini belli. A me l’Italia fa lo stesso effetto, soprattutto la Campania e la Sicilia. A Hong Kong invece....siamo ridotti a Sebastian Guevara. 
Un’altra cosa che ha contribuito al mio avvilimento e’ sicuramente la grande differenza che esiste nel modo di concepire l’amicizia. 
Durante tutta la mia permanenza in Italia mi sono sentita molto accudita, molto coccolata e ho proprio percepito testimonianze di amicizia profonda; esiste una forte emozione intorno a questo sentimento che ha molta importanza, valore e tanta nobilta’. In Italia l’amicizia e’ una cosa seria che ha, nella societa’, uno spazio proprio come la famiglia o l’educazione. E’ una cosa quotidiana: gli amici si vedono o si sentono molto spesso, a volte tutti i giorni. Va di pari passo con la vita sociale: gli amici diventano il vero motivo per fare una vita sociale. Si esce per vedere gli amici; si va a cena per mangiare con gli amici; si va al mare per passare del tempo con gli amici; si cucina un piatto di pasta per gustarlo con gli amici, si prende un caffe’, la granita o il gelato per fare due passi con gli amici, si fanno anche le ferie per ritrovarsi con gli amici. Gli amici si incontrano intorno all’olio nuovo, al vino novello, ai primi funghi porcini della stagione, etc, etc. 
L’amicizia e’ una cosa impegnativa: va coltivata, dimostrata, curata, sviluppata. Uno ci dedica tempo, attenzione, tanto affetto e anche sforzi.
Hong Kong e’ proprio agli antipodi di questa concezione. Qui la gente si giustifica dicendo che lavora tanto e il peso che viene dato all’amicizia e’ vicino allo zero. Grande invenzione lo zero! Mi inchino davanti ai babilonesi, i greci, gli indiani, gli arabi (non ho mai capito chi l’ha inventato e chi l’ha usato per primo) per aver creato e poi inserito nella nostra matematica questa affascinantissima nozione che e’ lo Zero. Certo e’ un concetto complesso da afferrare. Zero e’ il nulla ma non e’ assenza di valore; anzi e’ la testimonianza dell’esistenza stessa di questo valore. Questo e’ piu’ o meno come i cantonesi intendono l’amicizia: si sa che esiste ma gli si attribuisce volontariamente un valore vicino al nulla.
In cantonese amico si dice ‘pan yau’. Loro chiamano ‘pan yau’ piu’ o meno chiunque conoscono (non importa tanto il grado di conoscenza) che non facciano parte della loro famiglia e che gli potrebbero sembrare simpatici, o per lo meno non ostili. Qui di solito hanno due giorni (quasi) di riposo: il sabato pomeriggio e la domenica. Dicono che non hanno tempo per vedere gli amici perche’ la domenica e’ completamente dedicata alla famiglia e il sabato pomeriggio allo shopping e le faccende varie. Ecco il peso accordato all’amicizia: dopo i soldi, dopo il lavoro, dopo la famiglia, dopo lo shopping e dopo le faccende. 
Molte volte ho invitato dei ‘pan yau’ cantonesi a casa per cena e devo dire che e’ piuttosto scoraggiante sentirsi rifiutare inviti molte volte di seguito; dopo il quinto o il sesto rifiuto consecutivo, uno capisce che fondamentalmente c’e’ un abisso che ci separa su questo tema in particolare e bisogna accettare questo divario come una profonda differenza culturale, del tutto concettuale. Ed e’ in questo frangente che uno misura quanto sia difficile essere veramente aperto ed accettare realmente la diversita’. 
Un’ulteriore cosa di cui mi sono accorta con grandissimo dispiacere, e’ che i cantonesi  hanno una totale assenza di sensualita’. Piu’ volte ho sentito Christophe lamentarsi che in Asia le donne non hanno nessun ‘sex appeal’. Dice spesso che gli sembrano frigide, soprattutto a Hong Kong. Penso che quest’ asserzione non mi era mai apparsa cosi limpida. 
Non soltanto sembrano frustrati ma non c’e niente nel loro atteggiamento che sia attraente semplicemente perche’ non hanno nessuna intenzione di sedurre, nessuno. Qui la seduzione non e’ un gioco. Certo che in Italia, da Nord a Sud incluso tutte le isole, promontori, valle, monti, paesini, borgate, frazioni, citta’, riserve naturali, case e botteghe, la seduzione e’ uno sport nazionale. Non penso di conoscere nessuno in Italia che non l’abbia praticato o che non ci sia stato assoggettato. A Napoli anche il ragazzo (frall’altro belloccio) che vende le acciughe e le olive al Vomero ci ha provato. Ti alzi la mattina, vai a comprare il tonno e ci sta che torni con l’amante. In Italia e’ possibile. Perfino il nonno di Veronica, novantaduenne... Sarebbe molto piu’ veloce elencare quelli che non ci provano. Eppure, in tutti questi anni non mi sono mai sentita aggredita, oltreggiata o assalita, anzi. Si vede che in Italia questa disciplina millenaria viene praticata con grande professionalita’. E’ una maestria che si tramanda di generazione in generazione e anche se a volte ci lamentiamo che ci sia troppo poca ottemperenza alle leggi o alle regole, dobbiamo pure ammettere che in materia di seduzione, esiste in Italia un osservanza plenaria, ferrea e incondizionata. Non c’e’ nessuna professione, nessun genere, nessuna classe sociale, nessuna eta’, etnia, specie, progenie, ceppo o razza che non la pratichi. E’ piu’ di una semplice consuetudine, e’ una vera e propria forma d’arte, alla portata di tutti, certo, ma che viene interpretata e reinventata con molta fantasia ogni giorno.
Con mio grande rammarico, in Asia siamo decisamente anni luce da questa suggestiva e gradevolissima poesia quotidiana.
Dopo un fine settimana molto caloroso e affabile dal grande amico Marco Belli, ho preso il treno per tornare a Firenze ed ero seduta nel corridoio fra due scompartimenti. In un paesino dopo Pontedera sali’ un tizio bello, alto ed elgante. Aveva fra i 35 e i 40 anni, bel sorriso ampio e onesto. Mi guardo’ brevemente, sbircio’ attraverso il finestrino per vedere se c’erano posti liberi nello scompartimento (il treno era praticamente vuoto) e scelse di sedersi di fronte a me nel corridoio. Io leggevo un libro di Camilleri e dopo un po’ comincio’ a parlarmi e farmi domande su dove andavo, cosa facevo, etc. Gli spiego’ che tornavo a Firenze e che l’indomani dovevo andare a Roma per prendere l’aereo e tornare a Hong Kong. Mi fece molte domande sulla vita a Hong Kong e mi chiese in che modo i cinesi erano diversi da noi. Nel discorso mi ricordo che gli feci un esempio che lo scombussolo’ un po’ e gli racontai che nel mio palazzo ci sono 4 o 5 ascensori (perche’ e’ un grattacielo) e piu’ di una volta, mi e’ capitato che ho retto la porta per aspettare un mio vicino di casa ma che invece di salire con me, preferii’ usare un’altro ascensore che era libero. Al che lui mi guardo’ dritto negli occhi e mi disse con un splendido sorriso: ‘se io dovessi scegliere fra l’ascensore vuoto o quell’altro, prenderei senza dubbio quello in cui ci sei tu’. Io penso che sia proprio qui che l’oriente e l’occidente non si incontrano!
A Hong Kong l’unico momento in cui si danno da fare per sedurre e’ per trovare marito o moglie. Come ho detto, non e’ un gioco. Questo per loro e’ una tappa molto importante che gli permettera’ di essere accettato nella loro societa’. Qui c’e’ una tale pressione sociale e culturale sullo sposarsi e fare figli che, effettivamente, c’e’ poco da divertirsi. Una volta compiuta la faccenda, la ‘seduzione’ sparisce del tutto e non se ne riparla per tutto il resto della vita terrestre. 
Quando provo a spiegare il nostro modo di concepire la seduzione e l’uso quotidiano che ne facciamo, loro pensano che sia inadeguato e mi fanno tutti la stessa domanda ‘Ma a che cosa vi serve?’. In tutti i libri che leggo sulla Cina (dal novecento fino alla nostra epoca), come popolo vengono sempre descritti come mercantili e pragmatici. Penso siano due nozioni che siano molto collegate. Ed e’ proprio qui, in questa idea dell’ammaliare, del sedurre, del conquistare, che mi rendo conto che esiste una radicale e fondamentale differenza che mi risultera’ difficile accettare e penso forse impossible adottare. 
Se fossi capace, io invece scriverei UN ODE a tutte queste persone che ho incontrato sul treno, al bar, per strada, nell’aereo, nelle feste, al mare, tramite altri amici, tutti quelli da cui mi sono lasciata irretire e di cui i sorrisi invitanti e gli sguardi luminosi mi hanno fatto sentire viva e mi hanno accompagnata ben piu’ di quei pochi istanti evanescenti. 
Incoraggio, in un modo sentito, a procedere e perdurare su questa via dell’incantesimo perche’ non fa nessun danno, anzi rincuora, medica, conforta, scalda, risolleva, rianima, fortifica, consola e in qualche modo tranquilizza e rassicura anche. Ringrazio tutti i sorrisi soavi, le conversazioni piacevoli, i commenti spiritosi, le fossette irresistibili, i lineamenti serafici che ho incrociato quest’estate e sono profondamente afflitta per tutti quelli che, nel mondo, non sapranno mai ricosnoscere ed apprezzare il velluto dello sguardo di Dunya. 
 L'IMPIETRITO E IL VELLUTO
Ho scoperto le barche che molleggiano
Sole, e le osservo non so dove, solo.
Non accadrà le accosti anima viva.
Impalpabile dito di macigno
Ne mostra di nascosto al sorteggiato
Gli scabri messi emersi dall'abisso
Che recano, dondolo nel vuoto,
Verso l'alambiccare
Del vecchissimo ossesso
La eco di strazio dello spento flutto
Durato appena un attimo
Sparito con le sue sinistre barche.
Mentre si avvicendavano
L'uno sull'altro addosso
I branchi annichiliti
Dei cavalloni del nitrire ignari,
Il velluto croato
Dello sguardo di Dunja,
Che sa come arretrarla di millenni,
Come assentarla, pietra
Dopo l'aggirarsi solito
Da uno smarrirsi all'altro,
Zingara in tenda di Asie,
Il velluto dello sguardo di Dunja
Fulmineo torna presente pietà.
Giuseppe Ungaretti, 31 dicembre 1969
Vi auguro una dolce e calorosa fine estate.
Un abbraccio a tutti,
Cri

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